Elaborazione del lutto, una sfida possibile

Quando arriva il momento nessuno è preparato. A volte si dice “non ero pronto/a”.
Ma come si può essere pronti alla scomparsa di un amore? Sia esso un genitore, un fratello, una sorella, un animale.

La morte è terribile, sempre. Il dolore che resta è quello di chi ha amato e che ama ancora più intensamente di prima chi adesso non c’è più.

Superare un lutto è una delle più grandi imprese richieste agli individui. La natura complessa di questo compito risiede nel paradosso dell’amore. L’amore è ciò che guida la nostra vita, che ci fa sentire vivi, felici. Eppure è proprio a causa dell’amore che soffriamo la morte. 

Eliminare il dolore significherebbe eliminare l’amore. Ma ciò è impossibile. La sfida dell’elaborazione del lutto non è dimenticare, reprimere, seppellire, ma piuttosto integrare il dolore, renderlo gestibile. 

Uno degli esercizi che preferisco fare con i miei pazienti è quello delle “impronte”.

Si tratta di un esercizio narrativo nel quale il paziente racconta in che modo chi non c’è più ha lasciato una traccia, un insegnamento, un’influenza sul modo di pensare, di agire, di esprimersi, di amare.

Scoprire le impronte non cancella il dolore, ma dà un significato differente al rapporto che avevamo con chi non c’è più e assegna un nuovo valore alla morte.

Un paziente un giorno mi disse “mia mamma mi ha insegnato ad amare, le sarò per sempre grato di questo”, un sorriso agrodolce si stampò sul suo viso. E’ proprio la capacità di sentire queste emozioni contrastanti l’essenza dell’elaborazione del lutto.

Da dolore totale, soverchiante, possiamo vedere l’esperienza della morte nella sua totalità, ne vediamo il lato affascinante, e così sentire il dolore diventa solo parte naturale della vita.

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