Come essere felici? E’ come fare la lavatrice, semplice…o no?

Una delle ricerche più curiose effettuate dagli italiani su Google nel 2021 è proprio “come fare la lavatrice”. Mi fa molto sorridere questo fatto perché racconta una certa tenerezza. Io so fare la lavatrice e credetemi, è tutt’altro che semplice. Bisogna dividere i capi per colore, tessuti, temperature di lavaggio e bisogna fare attenzione anche a cosa invece non va messo in lavatrice. Come un gatto ad esempio, ho infatti il terrore che mentre preparo la biancheria uno dei miei gatti si infili a tradimento nel cestello. Voi direte, bizzarro questo psicologo che parla di lavatrice e gatti, ma cosa c’entra tutto questo con la felicità?

Se qualcuno vi chiede “come si fa la lavatrice” probabilmente rispondereste “dipende“. Per poter dare un suggerimento dovremmo rispondere con altre domande. Insomma, non c’è una risposta semplice.

Bene, la domanda “come essere felici” è altrettanto tenera. Perché chi la pone spera in una risposta univoca, magica, risolutiva, che possa funzionare. Ma no, i libri di auto aiuto non vendono perché funzionano, ma perché fanno leva sul nostro intenso bisogno di felicità, sulla nostra tenera speranza che un libro possa renderci davvero felici. E’ così che come alla domanda “come si fa la lavatrice” è impossibile rispondere alla domanda “come essere felici”, senza approfondire l’argomento.

C’è però una buona e una cattiva notizia.

La buona è che esiste una “ricetta magica” per essere felici. La cattiva è che questa ricetta è tutt’altro che semplice e gli ingredienti sono spesso diversi per ognuno.

A volte i miei pazienti mi chiedono se li vedo migliorati, se li vedo stare meglio. Ad un certo punto sorridono quando me lo chiedono perché hanno cominciato a capire come funziona il processo, sanno che la risposta non deve più arrivare dall’esterno. Hanno scoperto forse l’unico ingrediente fondamentale della ricetta magica, ossia l’assunzione di una nuova prospettiva. Il passaggio dall’approvazione esterna (quella degli altri) a quella interna (quella propria, che noi diamo a noi stessi) è solo uno dei passi necessari per cambiare la prospettiva.

Sonja Lyubomirsky è una delle maggiori esperte in ambito di felicità. I suoi studi hanno evidenziato come, per essere felici, sia necessario attuare semplici cambiamenti di pensiero e comportamento.

E’ il cambio di prospettiva di cui parlavo prima, che significa leggere gli eventi con un nuovo, meno catastrofistico approccio, ma anche imparare a sentire ed esprimere gratitudine, sfruttare le proprie caratteristiche, praticare la gentilezza. Su questo ultimo punto racconto un aneddoto.

Seguivo un paziente, che rinominerò (per rispettare la sua privacy) Marco, che si trovava nella posizione di dover lavorare nell’azienda di famiglia con il fratello. Fra i due vi erano spesso discussioni, litigi, tensioni. Durante il percorso con me, alcune strategie di comunicazione e gestione delle emozioni erano state d’aiuto a Marco, ma più di tutte aiutò un gesto. Marco si stava lamentando di quanto il fratello sembrasse sempre “sul piede di guerra, pronto a cercare una scusa per litigare”. Così chiesi a Marco cosa invece lui facesse per evitare questa situazione. Marco ci pensò a lungo e si rese conto di non fare nulla se non addirittura essere lui stesso “a non volere che la guerra terminasse”. Proposi così al paziente di portare un regalo al fratello. Una cosa semplice, ma carica di significato, che diede una svolta a come Marco vedeva la relazione con il fratello.

Esprimere gentilezza aiuta a porci in una condizione di pace, e oltre che noi stessi, rende felici anche gli altri.


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