Come diventare psicologo. Oltre l’università.

Diventare Psicologo non significa prendere una laurea. Per raccontarvi cosa significa davvero diventare Psicologo, oltre allo studio, voglio raccontare un aneddoto.

Frequentavo il secondo anno di università, seguivo un corso a frequenza obbligatoria. Accanto a me un’amica, purtroppo una delle poche (abitando lontano ero costretto a frequentare poco le aule dell’università di Pavia). In aula c’erano circa sessanta studenti. La lezione consisteva nel simulare un’interazione psicologo-paziente interpretata dagli studenti stessi. La simulazione fu un disastro, imbarazzo a parte nessuno sapeva cosa dire, cosa fare, come muoversi.
La docente dunque interruppe la lezione e chiese all’aula quanti studenti avessero avuto esperienza di un percorso psicologico. Le mani alzate furono sei, la mia e quella della mia amica comprese. 

Il mio volto, prima disteso e interessato alla lezione diventa piatto, poi sorpreso, incredulo. Scambiai uno sguardo d'intesa con la mia collega, quasi a dirci “forse meglio così, abbiamo un vantaggio”. 

Essere pazienti, non come aggettivo ma come sostantivo, trovarsi in cura, osservare oltre sé stessi ma anche come lo Psicologo interagisce con noi, come lavora, come pensa, come prende appunti, come e quando si emoziona. Questo è il primo passo per diventare Psicologi. Crescere come persona e professionista non è solo risolvere l’ansia, trovare modi per gestire emozioni che prima prendevano il sopravvento, ma è anche acquisire un modo di pensare, di vedere l’altro, di essere curiosi. Sono caratteristiche che non tutti abbiamo ma che possono essere coltivate e certamente il modo migliore per scoprire e dare spazio a queste qualità è proprio attraverso un percorso da paziente.

Terminato il percorso universitario non è per nulla scontato lavorare immediatamente come Psicologo, sia esso lavoro dipendente o autonomo. Un buon modo per acquisire esperienza, è lavorare come educatore, specie nei servizi domiciliari. E’ in questi contesti che incontriamo il disagio, ci immergiamo nelle famiglie, diventiamo un punto di riferimento per i ragazzi che seguiamo.
L’esperienza che ci porteremo a casa non riguarda il momento in cui li aiutiamo a fare i compiti o giochiamo con loro. Sarà piuttosto nel momento in cui saranno in crisi, piangeranno, urleranno. Perchè quello è il momento in cui la nostra reazione deve essere gestita. Cosa proviamo in quel momento, come gestiamo la rabbia, che esempio posso dare. Sono le stesse problematiche che si pone il clinico di fronte a un paziente. 

Ma sarà soprattutto il momento del distacco, il termine dell’incarico, l’addio definitivo che avrà grande importanza nella nostra formazione. La gestione della tristezza, dell’impotenza, vedere il dolore dell’altro è fondamentale nella vita così come nel lavoro clinico. 

Forse, per concludere, potremmo dire che essere Psicologi non significa solo avere un titolo, ma il perenne desiderio e la curiosità di apprendere, sentire, ascoltare l’altro e sè stessi.

Indietro
Indietro

Psicologo Online? Una scelta Bio